Articoli

Rudolph Steiner

Tra il 1919 e il 1920 il grande Rudolph Steiner, fondatore dell’antroposofia, vergava le linee guida e i concetti delle sue seguitissime conferenze, che teneva in mezz’Europa, su alcuni ampi cartoncini neri, alcuni dei quali, provenienti dall’Archivio Steiner di Dornach in Svizzera, sono in mostra fino al 10 settembre allo Studio Tommaseo: una rassegna piccola ma preziosa, promossa dal Comitato Trieste Contemporanea in collaborazione con l’Archivio stesso e con ArtSpace in occasione del centocinquantesimo anniversario della nascita del filosofo e scrittore austriaco (Kraljevica 1861 – Dornach 1925). Una personalità genialmente poliedrica e così naturalmente influente, le cui indicazioni, prese seriamente in considerazione per quanto riguarda l’aspetto socio-politico anche dal capo di gabinetto dell’Imperatore d’Austria, furono eccezionalmente rivoluzionarie e antesignane in molti campi, dalla pedagogia alla medicina, dall’euritmia all’arte e alla scienza, suggerendo anche un sistema di tripartizione dell’organismo sociale e ispirando dei principi dell’agricoltura biodinamica basata su attualissimi sistemi sostenibili nel pieno rispetto del nostro ecosistema.

Altro che nasi, 1924
gessetti su cartoncino nero

In seno alla mostra intitolata “Il mondo riversato. Arte e libertà nella filosofia di Rudolph Steiner” - che si svolge nell’ambito di una più articolata iniziativa comprendente anche un convegno, proiezioni e ulteriori approfondimenti tematici - si apprende che l’origine degli schizzi è curiosa: Steiner, figlio di un impiegato delle Ferrovie Meridionali Austriache, avviato dal padre alla carriera d’ingegnere ferroviario, che con le sue teorie antroposofiche portò invece una luce nuova e di libertà nella mentalità materialistico-scientifica del tardo ottocento, disegnava inizialmente i concetti espressi nelle sue conferenze su una lavagna. A un certo punto fu però invitato da un signore che assisteva a uno di questi incontri, ad apporre sulla lavagna un foglio. E in tal modo si salvarono ben 1000 dei suoi disegni, attività nella quale il filosofo era molto portato e che egli considerava parte essenziale del processo cognitivo.

E in ambito artistico non va dimenticato che proprio a Dornach, dove si era recato per seguire al Goetheanum alcune conferenze di ambito steineriano, Gillo Dorfles, critico ed esteta d’eccellenza di origine triestina fu ispirato, nel ’34, alla pittura, tant’è che i suoi primi lavori furono d’inclinazione antroposofica.


Marianna Accerboni