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Ci ha lasciati Giovanni Duiz, il pittore del sogno

Temperamento riservato e delicato, Giovanni Duiz aveva qualificato il dopoguerra triestino attraverso una pittura di particolare inclinazione magico-fantastica, condotta sul piano stilistico con grande levità ed eleganza. Da quando, alcuni anni fa, era mancata l’amatissima moglie, viveva piuttosto appartato, fino alla morte che lo ha colto novantenne (era nato a Trieste nel 1923) a Capodistria.

Autodidatta, aveva iniziato a operare nell’arte verso la fine degli anni cinquanta, tramutando con garbo e misura, ma con idee molto personali, il linguaggio realista degli esordi in un nitido realismo magico dalle sfumature metafisiche e surreali: dipinti, realizzati a olio e ad acrilico soprattutto su tavola, ricchi di una fantasia, moderata comunque dal raziocinio, e da un’innata tendenza alla precisione, che lo avvicinavano all’iperrealismo, rammentando negli sfondi e nelle strutture spaziali la cultura visiva essenziale e finissima del Rinascimento toscano e delle sue miniature.

Artista dai cromatismi nitidi e luminosi, la cui pittura era basata sulla verità del segno (ossia sul disegno) e sull’impiego sapiente del colore, Duiz aveva affrontato molteplici temi, dalle marine lievemente sognanti ai paesaggi del Carso e di Trieste, dalle Venezie sobriamente idealizzate alle ricostruzioni storico-medievali, dallo sport al Carnevale, descrivendo per altro anche il mondo dell’infanzia, quello circense e dei luna-park. Un universo cristallino rivisitato attraverso un limpido fantasticare d’inclinazione scenografica e offerto al fruitore grazie al medium costante della raffinatezza. Ma forse pochi sanno che aveva in sé anche una vena caricaturale e che parecchi anni fa aveva realizzato parecchi disegni umoristici, riflettenti un po’ il suo carattere, da cui aveva tratto dei poster. 

Dopo aver dipinto molto tempo fa un ciclo sul deserto, che lo confermava pittore d’idee e di contenuti, Duiz aveva creato anche della nature morte di fiori. Con un sogno nel cassetto, inesaudito: una mostra tutta dedicata a delle grandi orchidee immerse in un poetico silenzio.

Marianna Accerboni